La Pasqua è sinonimo di rinascita, serenità e ritrovata sicurezza dopo l’incubo del buio più profondo.

Anche quest’anno la Pasqua ci sorprende in solitudine, nella solitudine imposta dalla pandemia.

Nell’inviarVi i miei più cari auguri, oggi non voglio soffermarmi sulle ovvie parole che ci riportano ad un anno di pandemia: molte parole sono state spese sull’argomento. Voglio, invece, invitarVi a pensare a quante cose belle abbiamo avuto in dono in questo anno passato, a quante risorse abbiamo ritrovato nelle nostre forze personali, a quanta disponibilità e solidarietà silenziose abbiamo incontrato, al coraggio sperimentato nelle circostanze più difficili, alla opportunità che ci è stata offerta di conoscere nel profondo le persone che ci circondano nel quotidiano.

Ciò non significa dimenticare, nemmeno per un giorno, la sofferenza che, a tutto tondo, ci ha circondato e continua ad abbracciarci, ma ci aiuta ad affrontarla con la speranza e la gioia che la Pasqua fa nascere nei nostri cuori. Ed altre parole non serviranno.  

E buona Pasqua sia!

 

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