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Giornata della memoria

Pubblicato il 27 gennaio 2021 • L'Angolo del Sindaco

Legge n. 211 del 20 luglio 2000

Art. 1– La Repubblica Italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio e a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.

Art. 2 – In occasione del “Giorno della Memoria” di cui all’art. 1 sono organizzate cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto e’ accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico e oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa e affinché’ simili eventi non possano mai più accadere

E’ così che nel 2000 la memoria dell’abominio della Shoah e delle vittime dello sterminio nei campi di concentramento è diventata legge, un fatto che non deve passare inosservato, in quanto segno forte dell’intento, condiviso dalla nostra Repubblica, di fissare tutto quanto accaduto, per tenere vivo il ricordo e non permettere al tempo di scalfire la realtà, facendo passare questa pagina oscura della nostra storia nell’indifferenza. Ho scelto di iniziare così la giornata di oggi, rileggendo questi articoli, che con chiarezza ci richiamano ad essere fautori di questa memoria, nel nostro concreto: penso infatti che una legge, seppur strumento importantissimo, se confinata a sé stessa abbia una portata ed un impatto limitato. Ciò che occorre alla nostra società e ciò per cui la giornata odierna è così fondamentale è che ciascuno si senta responsabile di fare memoria, studiando ed informandosi sull’olocausto, sui campi di concentramento, sulle vicende storiche, sulle innumerevoli vittime deportate e uccise, e di fare in modo che nel nostro quotidiano venga fugato ed eliminato alla radice ogni sintomo dell’odio e della discriminazione – il tutto promuovendo la cultura dell’inclusione e del rispetto di tutte le diversità umane, nella convinzione che non esiste alcuna giustificazione a qualsiasi forma di esclusione sociale, di inferiorizzazione o di privazione della dignità che ogni persona ha diritto di avere.

Fare memoria poi, come la stessa legge riconosce, significa anche ricordare tutte quelle persone che anche in quella situazione infernale hanno trovato il coraggio di lottare e di difendere la vita umana, sacrificando anche la propria vita per salvare quella altrui, di opporsi al regime dell’odio che ha fatto della “soluzione finale” il proprio strumento di potere. E’ anche in loro onore che dobbiamo spenderci per tenere viva l’attenzione su questi temi e per trovare lo slancio per portare pace, collaborazione e rispetto laddove ancora oggi manca.

Il modo migliore per non rischiare di lasciar passare questa ricorrenza rimanendo indifferenti e non prestando la dovuta attenzione, è mettersi in ascolto. In ascolto di chi ha toccato la morte in quell’occasione ma ha comunque trovato il modo di far sentire la propria voce, in ascolto di chi ha vissuto sulla propria pelle quel periodo terribile e disumano ed è sopravvissuto, di chi ne è stato vittima per aver perso una persona cara nei campi di sterminio. Oggi abbiamo la fortuna di avere ancora dei testimoni che con la loro voce e attraverso i loro racconti ci riportano all’epoca, ci trasmettono il dolore di quei momenti e possono ancora descrivere cos’è stato quel periodo. Approfittiamone, troviamo il tempo di ascoltare quello che hanno da dirci, seppur con la fatica del ricordo che risveglia in loro il terrore, la paura e la sofferenza di quell’esperienza,  in modo che tutti noi possiamo partire da questo per riflettere e comprendere come l’odio si diffonde facilmente e porta anche a situazioni tremende, a piani malefici, a perdere il senso di umanità.

Di seguito, ecco uno spunto molto interessante a tal proposito. L’Assessore Liguori ieri sera ha registrato una piccola intervista telefonica alla Sig.ra Vaifra Lilli Pesaro, figlia di madre italiana e padre ebreo, deportato nel campo di Auschwitz, la quale si è resa disponibile a donarci la propria testimonianza, raccontando la propria vita e lanciando molti spunti soprattutto ai nostri ragazzi e giovani. 

La qualità dell’audio non è ottimale in quanto la signora, che vive da sola e che non si è potuta spostare a causa del Covid, si è potuta raggiungere solo telefonicamente. Allegato alla graffetta di questo post (in alto a destra) trovate il testo trascritto.

Intervista ascoltabile al link: intervista a Vaifra Pesaro

 

 

trascrizione intervista

Allegato formato pdf