Seguici su
Cerca

Chiesa Sant' Ilario

Ultima modifica 21 dicembre 2022

CHIESA DI SANT’ILARIO

La prima notizia della chiesa parrocchiale risale alla fine del XIII secolo da un documento ecclesiastico nel quale è indicata con la doppia intitolazione a Santa Maria e a Sant’Ilario. E’ probabile che in quell’epoca si trattasse di una semplice cappella di impronta romanica subordinata alla chiesa dei Santi Pietro e Paolo.

La radicale trasformazione della chiesa avvenne successivamente all’anno 1570, come attesta il parroco del tempo don Bosso in un documento del 1597. Le dimensioni della chiesa, rilevabili in un antico disegno conservato presso l’archivio diocesano, erano circa la metà delle attuali: tre navate con presbiterio poligonale, com’è ora, ma di lunghezza pari a sole tre campate.

Nell’anno 1899 il cardinale Ferrari, in visita pastorale, annota che la parrocchiale “si trova in istato decente ma piccola per la popolazione”, allora stimata in 1550 abitanti.

Pochi anni dopo la visita si pose mano, su progetto dell’architetto marnatese Camillo Crespi Balbi (1860-1932), ai lavori di ampliamento della chiesa, come ricorda l’iscrizione posta sulla facciata: “L’architetto Camillo Crespi B. ampliò 1902-1903”. L’intervento comportò il raddoppio della lunghezza dell’edificio da tre a sei campate, la costruzione delle volte di copertura e il rifacimento della facciata nelle attuali forme, con incorporato il caratteristico e slanciato campanile centrale, insolito per le nostre terre, ma frequente nelle chiese della Francia del nord, patria del santo patrono Ilario, alle quali sembrerebbe richiamarsi. La nuova chiesa verrà consacrata il 13 settembre 1913 dal medesimo cardinale Ferrari.

L’imponente facciata, in stile eclettico, è composta da due ordini sovrapposti e spartita da lesene lisce fortemente aggettanti. La sommità della parte centrale è coronata da un timpano modanato con angelo che suona la tromba. Vi si aprono tre porte, di cui la maggiore al centro, sovrastata da una finestra rettangolare riccamente modanata. Nel settembre 1988, 75° di consacrazione, sono state realizzate le tre nuove porte artistiche in bronzo, opera dello scultore sumiraghese Filippo Stefani, rappresentanti l’Esaltazione della Santa Croce (portale destro), l’Invenzione della Santa Croce (portale sinistro) e il Mistero della Croce (portale centrale). Notevole per slancio e proporzione è il campanile centrale, con alta cuspide e croce, di altezza complessiva di ben 40 metri. Lungo il fianco settentrionale della chiesa, ove era l’antica area cimiteriale, si conserva un debole affresco raffigurante Sant’Ilario, il Redentore, Sant’Agata e le anime del Purgatorio, attribuibile al secolo XVII.

Varcato l’ingresso vi è una coppia di eleganti acquasantiere a colonna in marmo rosso del secolo XVIII. L’interno è a tre navate con presbiterio poligonale rialzato, posto ad oriente. La navata centrale è coperta da volta a botte con vele in corrispondenza delle belle aperture a lunetta in vetro dipinto, raffiguranti i dodici Apostoli, del 1904. Sulle vele dei tre archi verso il presbiterio, corrispondenti alla parte più antica della chiesa, è conservata una interessante serie di putti dipinti del secolo XVII, ritrovati durante il restauro degli inizi anni ‘70. I dodici angioletti, di buona fattura, recano in mano alcuni simboli di santi venerati nella chiesa. Le navate laterali sono coperte da volte a crociera. A sinistra incontriamo il Cristo crocefisso in legno, del Settecento, originariamente appeso all’arco trionfale, posto su croce di fattura più recente. Poco oltre è la settecentesca cappella della Madonna del Rosario, composta da un pregevole altare in marmi policromi con due ricche volute in marmo nero e profilature. Nell’alto gradino superiore è inserito il tabernacolo e si diparte l’ancona in stucco bianco con parti in finto marmo e dorate, conclusa da una ricca cimasa a linee spezzate. All’interno della nicchia, recante verso strada l’indicazione dell’anno 1772, è la statua della Vergine. La mensa con le colonnine è moderna e porta la data di consacrazione dell’altare del 9 novembre 1939, ad opera del cardinale Schuster. Sulle lesene, il sottarco e la volta della cappella sono dipinti in successione i 15 misteri del Rosario. Notevoli una porta con cimasa, riccamente modanata in noce e radica di noce, ed una coppia di confessionali a tre fornici in noce, attribuibili al secolo XVIII.

Nel presbiterio è il bel tabernacolo della Santa Croce in marmi policromi riccamente modanati, con portina in legno dipinto (secoli XVII-XVIII). L’altare maggiore del Settecento, è in marmi policromi, mancante della mensa. La parte costituita dal seggio e dal dossale è stata realizzata negli anni ’70 per ottemperare alla riforma liturgica. Il tabernacolo è racchiuso da un tempietto a otto colonnine con ricco coronamento a volute, ghirlande ed elementi architettonici. Sulla volta del presbiterio spiccano quattro medaglioni raffiguranti i Santi Evangelisti e relativi simboli, dipinti con abilità dal pittore legnanese Mosè Turri (1837-1903) nell’anno 1887, il quale si firma nel medaglione di San Luca. Il Cristo Pantocratore al centro della volta è recente opera dell’artista bergamasco Claudio Nani. Una elegante porta in noce e radica di noce sormontata da alta cimasa, immette dalla navata destra nella moderna cappella jemale o cappella dei sacramenti, con vetrate di Claudio Nani e altare di Nunzio Taragli. In essa sono collocate due preziose statue in legno della fine Seicento, rappresentanti San Domenico e Santa Apollonia e l’antica vasca battesimale a colonna in marmo rosso dei secoli XVII-XVIII, un tempo collocata nella cappella adibita a battistero sul lato settentrionale della chiesa.

Un’altra bella porta in noce con cimasa conduce nella sacrestia, riccamente arredata da armadi, bancone e cassettiera, tutti in noce, attribuibili ai secoli XVII-XVIII. Lungo la navata destra è posto l’altare dei Santi Teodolo, Giuseppe e Antonio da Padova, attribuibile nel complesso ai secoli XVII-XVIII. La parte inferiore è profilata da ampie volute laterali in marmo nero con il corpo centrale in marmi policromi. Sul gradino appoggia l’ancona a tre nicchie con grandi conchiglie terminali e cornici decorate da angeli, cherubini e festoni ripresi anche nella parte alta della cappella. Le tre statue sono in stucco dipinto. Poco avanti, addossato alla parete, è conservato l’antico affresco di Sant’Ilario, risalente al Quattrocento, con il santo raffigurato entro una finta nicchia, con la mano destra benedicente e nella sinistra il pastorale, vestito con casula e pallio rosso e sul capo la mitria. L’affresco è stato trasportato nel luogo attuale agli inizi del ’70, proveniente dalla parete che immette nella cappella jemale.

Uscendo dalla chiesa, sopra l’ingresso principale, è presente l’artistica cantoria con organo in legno dipinto e dorato. L’organo, del 1770, è opera della celebre ditta organaria legnanese Carrera. Le canne sono suddivise in sette spazi variamente occupati da motivi intagliati a traforo, con cimasa conclusiva a profilo mistilineo. La cantoria presenta un bel parapetto in legno dipinto ad andamento mosso, diviso in cinque campi di cui quello centrale più ampio con riccioli, fogliette e gigli dorati. Lo strumento è stato spostato nel 1904, ad opera del Bernasconi, dal “Cornu Evangeli” all’attuale sistemazione.

“testi a cura del Cav Gianmpiero Bonnet”