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DanteDì 2022

Pubblicato il 25 marzo 2022 • L'Angolo del Sindaco

Carissimi,

25 marzo 2022. 

Anche quest'anno vogliamo celebrare Dante Alighieri nelle cui opere troviamo sempre un riferimento dotto alle vicende della vita attuale che ci aiuta nelle riflessioni anche a distanza di secoli..

Lo spunto che abbiamo scelto per la ricorrenza odierna riguarda l'opinione di Dante sulla PACE definita dal Poeta come il bene più prezioso a cui l'uomo può aspirare per la propria ed altrui felicità, bene da costruire con la potenza dell'intelligenza, della saggezza e della sapienza.

Ecco le sue parole che potrete anche leggere da vivo all'ingresso del Municipio in un angolo dedicato al Sommo Poeta:

"1 È dunque messo in chiaro che spetta al 
genere umano preso nella sua totalità attuare 
sempre e interamente la potenza dell'intelletto 
"possibile", in primo luogo sul piano della 
speculazione e, ai fini di questa, secondariamente 
e per estensione, in senso pragmatico. 
 
2 E siccome ciò che si attua nella parte si 
attua nel tutto, e nell'individuo umano si verifica 
che si perfezioni in saggezza e sapienza 
rimanendo in stato di quiete, ne risulta che il 
genere umano, nella quiete e nella tranquillità 
della pace, è nelle migliori condizioni di libertà e 
di agio per assolvere quel compito speculativo che 
gli è proprio, e che è quasi divino secondo il detto: 
"Lo hai reso di poco inferiore agli Angeli". Di qui 
è chiaro che la pace universale è il massimo dei 
beni disposti per la nostra felicità. 
[…] 
5 Così, dopo quanto abbiamo visto, si 
schiude la via per la quale il genere umano 
raggiunge, meglio che per altre, anzi meglio che 
per qualunque altra, il suo compito particolare: e 
per conseguenza si è visto quale è il tramite più 
diretto per cui si raggiunge la meta cui sono 
ordinati tutti i nostri atti come al fine supremo: è 
la pace universale, che deve essere il nostro 
presupposto a tutti i ragionamenti che seguono. 
 
6 E questo, come si è detto, era indispensabile 
avere in partenza come punto fisso di riferimento 
a cui ricondurre la soluzione di ogni problema 
come a una verità assiomatica."
Dante Alighieri 
- De Monarchia, 1 Libro, Cap. IV